Ansia

L'ansia di per sè non è una sensazione inadeguata, rappresenta infatti una risposta a stimoli esterni che sono potenzialmente intensi o addirittura pericolosi; con "pericolosi" si intendono gi avvenimenti nuovi e inaspettati che modificheranno la nostra vita quotidiana e che fino all'ultimo non si sa se in bene o in male, come per esempio un esame, un colloquio di lavoro, il matrimonio, una nuova nascita, una separazione, un lutto ecc

Nell corso della esistenza del genere umano l'ansia ha sempre avuto la funzione di rendere l'uomo pronto ed efficiente nell'affrontare le varie situazioni, è infatti un potente meccanismo protettivo dato che anticipa la percezione di pericolo prima ancora che si manifesti.

Quindi se gli episodi ansiosi sono circoscritti a seguito di eventi specifici, sono fastidiosi ma gestibili e di durata limitata non ci si deve preoccupare.

Quando però questo "stato d'allarme" non corrisponde a un pericolo reale o quando il pericolo percepito è sproporzionato e irrealistico alla realtà è importante contattare uno specialista.

Trascurando questo malessere si può far degenerare la situazione, possono moltiplicarsi gli episodi di nervosismo, agitazione, paure immotivate e addirittura avere sintomi fisici come tachicardia e vertigini al punto da compromettere il funzionamento familiare, sociale e lavorativo della persoan colpita.

Questo disturbo può insorgere a qualsiasi età ed indipendentemente dal sesso e dallo status socio-economico di apparteneenza e può degenerare in:

Attacchi di panico

La descrizione di un attacco di panico da parte di un paziente di ogni età, segue un modello costante: “Mi sento morire…mi manca l’aria…il cuore batte all’impazzata…ho paura di perdere il controllo…chi non l’ha provato non può capire quanto si soffra”.
 
L’attacco di panico è fondamentalmente la paura di aver paura, la paura di morire, la paura di impazzire. Chi ne soffre, tende ad associare e a spiegare il panico con il luogo e le condizioni in cui questo si verifica: “ero in macchina, da allora ho paura di guidare …ho bevuto un bicchiere di acqua fredda, si è bloccata la digestione e sono andata al pronto soccorso”.
 
Per la persona con attacchi di panico, evitare il luogo o la situazione in cui si è sentito male, gli da la sensazione di controllare e di allontanare la paura della paura: “ se evito di guidare, non mi accadrà nulla, se non andrò al cinema non proverò ansia”. 
Purtroppo però l’iniziale sollievo ha breve durata, infatti, queste sensazioni dilagano in vari ambiti della vita della persona arrivando a limitare in maniera significativa la vita della persona che può, in alcuni casi, giungere a chiudersi in casa per evitare incontri sociali. Tutto diventa difficile, anche le azioni più semplici come recarsi al lavoro, incontrare gli amici, fare una passeggiata. La paura di avere paura, restringe il raggio d’azione fino ai minimi termini e anche se la persona si costringe ad uscire, lavorare, affrontare un viaggio, tutto è vissuto con grande fatica ed angoscia rovinando il piacere di vivere la quotidianità. Apparentemente il paziente partecipa ad una riunione di lavoro o guarda un film ma in realtà è immerso in un proprio mondo parallelo che solo lui conosce in cui si ripete mentalmente una serie di “mantra negativi” del tipo. “ mi sento male, ho paura, mi scoppia il cuore, mi verrà un infarto, appena termina il film tornerò subito a casa, dov’è l’ospedale più vicino, chi mi può aiutare". (cit attacchi di panico.net)
 

Fobia

La fobia è una paura estrema, irrazionale e sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con cui gli altri si confrontano senza particolari tormenti psicologici.
Chi ne soffre è soppraffatto dal terrore all'idea di venire a contatto magari come un animale, o di fronte alla prospettiva di compiere un'azione che lascia indifferenti la maggior parte delle persone ( ad esempio il claustrofobico non riesce a prendere l'ascensore o la metropolitana).
Le persone che soffrono di fobie si rendono perfettamente conto dell’irrazionalità della propria paura, ma non possono controllarla.
 
La fobia si esprime con sintomi fisiologici come tachicardia, vertigini, extrasistole, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. 
 
La tendenza ad evitare tutte le situazioni o condizioni che possono essere associate alla paura, sebbene riduca sul momento gli effetti della fobia, in realtà costituisce una micidiale trappola: ogni evitamento, infatti, conferma la pericolosità della situazione evitata e prepara l’evitamento successivo.
Tale spirale di progressivi evitamenti produce la sfiducia nelle proprie risorse, che a lungo andare può interferire significativamente con la normale routine dell’individuo, con il funzionamento lavorativo o scolastico oppure con le attività o le relazioni sociali. Il disagio diviene così sempre più limitante.  
Per esempio chi ha paura dell'aereo, può trovarsi a rinunciare a molte trasferte, e la cosa diventa imbarazzante se è necessario spostarsi per lavoro.
Chi ha paura degli aghi e delle siringhe può rinunciare a controlli medici necessari o privarsi dell’esperienza di una gravidanza. 
 
 

Disturbi dell'umore

La tristezza, la malinconia e il sentirsi giù di morale sono emozioni comuni che nel corso della propria vita tutti sperimentano varie volte, sia durante il corso della giornata sia a seguito di eventi o situazioni perticolari come per esempio lutti, separazioni, perdite o ricordi dolorosi ecc.

Di solito davanti a queste situazioni la risposta fisiologica è una profonda tristezza e un momentaneo smarrimento o apatia.

Queste oscillazioni dell'umore però, devono avere una durata precisa nel tempo e con il passare dei giorni o delle settimane devono esserci  "alti e bassi" che ci fanno capire che piano piano, nonostante il dolore, si tornerà alla normalità.

Ma quando tutto questo si trasforma in depressione?

La depressione, intesa come disturbo clinico, presenta una caduta del tono dell’umore che è assolutamente sproporzionato rispetto a qualsiasi causa esterna che possa averlo provocato. A questa caduta si associano, inoltre, altre sensazioni: vuoto, appiattimento emotivo, a volte mancanza di sentimenti e, quasi sempre, perdita della capacità di provar piacere in quelle cose che in precedenza davano piacere (anedonia).

Bisogna rivolgersi ad uno specialista quando con il passare del tempo la situazione non migliora ma si cronicizza, quando gli episodi di "basso" sono molti, e gli "alti" sono sempre minori.

Se trascurata la depressione può purtroppo cronicizzarsi e peggiorare, diventa impossibile condurre una vita normale e serena, in casi più gravi si arriva a non voler uscire di casa, a non aver voglia di mangiare o di svolgere tutte le azioni che prima ci avrebbero procurato piacere.

Diventa impossibile avere relazioni sociali e difficile andare a lavorare e ricorrono spesso pensieri di morte o la sensazione di "non farcela più".

I disturbi depressivi si dividono in:

  • Disturbo depressivo maggiore
  • Disturbo distimico
  • Disturbo bipolare
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